Il centrosinistra reggino si schiera in maniera convinta, sposando una battaglia storica del sindaco Falcomatà e dell’Anci per contrastare l’idea della perequazione delle risorse basata sul criterio della spesa storica
«Non un passo indietro per contestare e contrastare la riforma sull’autonomia differenziata che il ministro leghista, Roberto Calderoli, è venuto a promuovere anche in Calabria, raccogliendo i favori dei vertici della Regione in un clima di inaudita e perenne campagna elettorale». I consiglieri della maggioranza di Palazzo San Giorgio, interviengono per chiedere «massimo sostegno, a tutte le componenti politiche calabresi presenti in Parlamento, in Consiglio Regionale, ai Sindaci, alle forze sindacali, alle associazioni di categoria ed ogni forza sana dal territorio, contro una norma che penalizza, pesantemente, il Sud e le aree più fragili del Paese».
«La nostra idea – ribadiscono i componenti della maggioranza – è sempre ferma e ricalca in pieno quello che, da sempre, è un cavallo di battaglia del sindaco Giuseppe Falcomatà, portato avanti con convinzione anche in seno all’Anci e sposato dai massimi vertici dell’associazione dei Comuni. Questa autonomia differenziata è una legge contro i cittadini del Mezzogiorno e delle regioni storicamente più svantaggiate perché rispolvera il nefasto principio della “spesa storica” negando, di fatto, i Livelli essenziali delle prestazioni. E’ una riforma concepita per trasferire risorse statali solo ad una parte del Paese, penalizzando ed affossando tutto il resto. Sembra di assistere – prosegue la nota – ad una riedizione di un film già visto, con lo scippo dei fondi FAS serviti per finanziare le multe delle quote latte degli allevatori del nord».
«Se Reggio Calabria, oggi, può contare sull’attivazione di diversi asili comunali – aggiungono – è soltanto grazie alla capacità dell’amministrazione di intercettare altri finanziamenti che non fossero da ricollegare al bilancio dell’Ente o a flussi che lo Stato prevedeva per l’attivazione di quei servizi seguendo, appunto, il criterio della “spesa storica”. Questa riforma, quindi, non fissa i parametri sulle reali esigenze dei territori, ma sul principio che “se hai in atto un determinato servizio vuol dire che ne hai bisogno e lo finanzio; altrimenti, evidentemente, non ti serve”. Se Reggio Emilia ha ad esempio dieci asili nido comunali ne avrà sempre di più, se Reggio Calabria non ne ha nessuno, mai lo avrà. E’ una norma, quindi, che prevede un aumento indiscriminato delle risorse nei confronti del Nord e l’ennesimo schiaffo alle speranze di rinascita del Meridione. Un qualcosa che non possiamo accettare e che contrasteremo in ogni sede».
«Perché – è il ragionamento che i consiglieri fanno in conclusione – non è ammissibile avallare il principio secondo cui alcuni cittadini italiani hanno la possibilità di vedere garantiti i propri diritti fondamentali e altri continueranno a non averli, né ora né mai. Per questo, è necessario fare quadrato e frenare un obbrobrio normativo che, una volta approvato, diventerà irreversibile. La secessione che non si è riusciti a fare sotto il profilo geografico, adesso la si vuole compiere dal punto di vista della garanzia dei diritti. Rifiutiamo queste logiche e invitiamo tutti i parlamentari, i consiglieri regionali, i sindacati, le associazioni di categoria e tutti i rappresentanti istituzionali calabresi a fare altrettanto. Nei giorni scorsi già più di 120 sindaci hanno scritto al Presidente Mattarella per denunciare gli effetti distorsivi del disegno autonomista di Calderoli, dicendosi pronti ad autodenunciarsi, rispetto alla minaccia del leghista che ha promesso querele nei confronti di chi parla di decreto “spacca Italia”. Su temi come questo è necessario fare assoluta chiarezza, e chiediamo a tutti di farlo, senza infingimenti. Vedremo chi deciderà di schierarsi in favore dei cittadini calabresi e chi invece si piegherà alla ragion di partito».