Ribaltata la condanna di primo grado e il teorema accusatorio della Dda, respinto anche l’apppello del P.M. sulla posizione di Coco.

La Corte d’appello di Reggio Calabria ha assolto il dottore Santo Cuzzocrea dal reato di corruzione impropria con la formula “perchè il fatto non sussiste” revocando conseguentemente le statuazioni civili.

Ribaltata , quindi, la condanna di primo grado a 2 anni di carcere per corruzione emessa con sentenza del gup Vincenza Bellini  e il teorema accusatorio ( nato da un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria sull’infiltrazione della cosca Piromalli nell’Azienda sanitaria provinciale) che ipotizzava un accordo corruttivo da parte del farmacista Cuzzocrea ( per il quale in sede cautelare era stata contestata anche l’aggravante mafiosa) con altre persone, finalizzato ad effettuare commesse di prodotti medicinali dietro versamenti di somme di denaro.

La seconda sezione penale della Corte di Appello di Reggio Calabria ( presidente Tarzia, relatore Scuteri, a latere Lauro) all’udiena del 26 ottobre 2023, ha , dunque, chiarito, che nessun comportamento delittuoso è stato mai posto in essere dal farmacista Santo Cuzzocrea coinvolto nell’inchiesta “Chirone” e per la cui condanna, subita in primo grado, ha dovuto, tra l’altro, difendere vittoriosamente la professione dinnanzi al Giudice del Lavoro.

L’assoluzione con formula piena del dottore Santo Cuzzocrea, difeso dagli avvocati Carlo Morace e Caterina Malara, giunge all’esito di un processo di appello nell’ambito del quale la Procura generale aveva chesto a conferma a 2 anni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e incapacità di contrarre con la Pubblica aministrazione per 5 anni, comminata in primo grado il 14 Aprile 2022 dal Gup.

La Corte di Appello di Reggio Calabria, si legge nel dispositivo, in riforma della sentenza del g.u.p. del Tribunale di Reggio Calabria del 14 Aprile 2022 emessa nei confronti di Coco Antonino e Cuzzocrea Santo, appellata dall’imputato Cuzzocrea Santo e dal P.M. presso i Tribunale di Reggio Calabia, Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronto di Coco Antonino:

Assolve l’imputato Cuzzocrea Santo dal reato ascrittogli perche il fatto non sussiste e revoca le statuazioni civili.

Rigetta l’appello del P.M. e conferma la sentenza impugnata nei confronti dell’imputato Coco Antonino.

Riserva in giorni 90 il termine per il deposito delle motivazioni.

Per la cronaca, ricordiamo che il Gup di Reggio Calabria Vincenza Bellini nell’ambito dell’inchiesta denominata “Chirone”, nel rito abbreviato, su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta all’Asp di Reggio Calabria, aveva assolto 4 dei 5 imputati:

il ginecologo Antonino Coco (ex primario di Ginecologia all’Ospedale di Polistena), l’ex direttore del distretto Tirrenico dell’Asp Salvatore Barillaro, il Caposala della Terapia intensiva dell’ospedale di Polistena Giuseppe Antonio Romeo e Domenico Salvatore Forte, dirigente medico dell’Ospedale di Polistena condannando, invece, Santo Cuzzocrea, responsabile della farmacia degli ospedali di Melito Porto Salvo e Gioia Tauro a due anni carcere per corruzione, ma con l’esclusione dell’aggravante mafiosa.


Nei fatti, con l’assoluzione in appello anche di Santo Cuzzocrea, crolla, definitivamente, l’impianto accusatorio della Procura Antimafia di Reggio Calabria.

La condotta criminosa ascritta al farmacista di Melito non è mai esistita, cioè non è mai stata compiuta da alcuno. Santo Cuzzocrea è, quindi, estraneo a un fatto che non è neanche avvenuto.

Per dieci imputati, invece, il primo grado nelle forme di giudizio ordinario è attualmente in corso dinanzi al Tribunale di Palmi.

Giustizia è fatta? Lasciando al loro destino buona parte dell’informazione, “cane da guardia” del potere, su una politica giudiziaria condotta nel segno del sacrificio delle garanzie difensive e del rispetto della presunzione d’innocenza, e caratterizzata dall’uso dilatato degli strumenti inquisitori, non si può evitare di evidenziare come l’aspetto più rilevante della vicenda giudiziaria sia stato il calvario giudiziario dell’uomo, professionista, marito e padre e le conseguenze personali e familiari dovute ad un ennesimo errore giudiziario.

E se è vero che «la corruzione nuoce gravemente alla salute», come aveva scritto Alberto Vannucci e riportato da parte dell’informazione giustizialista in occasione dell’operazione “Chirone”, è anche vero che << l’errore giudiziario nuoce gravemente alla dignità dell’imputato >> e ne peggiora definitivamente la qualità della vita personale e familiare.

Domenico Vincenzo Vinci

Direttore responsabile Capo Sud Teevision Channel

Di caposud

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